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GIOVANNI DUIZ incantesimo metafisico


  • Museo d'Arte Moderna Ugo Carà 9 Via Roma Muggia, Friuli-Venezia Giulia, 34015 Italy (map)

Da venerdì 26 maggio 2023, presso il Museo d’Arte Moderna “Ugo Carà” di Muggia, è visitabile la mostra “Incantesimo metafisico”, antologica sull’artista Giovanni Duiz, curata da Massimo Premuda e organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Muggia, per festeggiare il centenario dalla nascita dell’artista. Dopo le ampie mostre estive degli ultimi anni, in cui si è andata a rileggere la ricerca dei grandi artisti muggesani ancora in attività, quali Villibossi, Aldo Bressanutti ed Emanuela Marassi, quest’anno si è deciso di rendere omaggio a Giovanni Duiz che proprio insieme agli amici Villibossi e Bressanutti aveva esposto in maniera continuativa, dalla metà degli anni Sessanta alla metà degli anni Settanta, in numerose mostre di gruppo a Muggia e in tutto il Friuli Venezia Giulia.

La mostra presenta principalmente le sue famose vedute metafisiche del Carso e dell’Istria, con suggestivi focus su Trieste, Muggia, Pirano e Venezia. In esposizione una quarantina di vedute dal taglio metafisico che coprono un arco temporale di oltre 40 anni, dalla metà degli anni Sessanta fino alla metà degli anni Duemila, ma anche una ricca sezione dedicata a materiale d’archivio che ricostruisce le mostre e i relativi intriganti filoni di ricerca tematici: la storia, le chiese e le leggende di Trieste, le casupole dei paesini carsici, le marine e le barche dell’Istria, le isole e i deserti immaginari, ma anche la Barcolana, il Carnevale, lo sport e infine le caricature triestine.

Sulla mostra, il Vicesindaco e Assessore alla Cultura del Comune di Muggia Nicola Delconte sottolinea che: Incantesimo metafisico è un’affascinante antologica per ricordare un grande artista come Giovanni Duiz nel centenario dalla nascita, e per festeggiare la sua felice ricerca pittorica che negli anni ha fatto conoscere le bellezze dei borghi della nostra macroarea, ben oltre i confini regionali. La sua frequentazione di Muggia e il suo sodalizio con gli amici artisti Villibossi e Aldo Bressanutti, ne fanno un gran conoscitore della nostra cittadina e un suo grande interprete, come ben dimostrato nelle bellissime vedute del nostro centro storico in esposizione al Museo Carà fino alla metà di luglio.”

In merito alle suggestioni delle vedute metafisiche di Duiz, il curatore della mostra Massimo Premuda annota che: “L’immaginario di Duiz ci porta in una dimensione altra in bilico fra sogno e fiaba, in cui spazio e tempo sembrano essersi annullati e rispondere ad altre leggi. L’assenza della presenza umana, sapientemente addolcita da una tavolozza sempre vellutata e avvolgente dai toni chiari, caldi e pastello, non ci fa però immergere in un mondo alienantemente distopico, ma anzi tutte le architetture ritratte sono profondamente calde e protagoniste del racconto poetico, come nelle tavole medievali. Le influenze del realismo magico triestino, della metafisica nazionale e del surrealismo internazionale vengono così applicate a un disegno da quattrocentista fiorentino e a una pittura dalla finezza quasi trecentesca regalandoci inconsuete vedute, medievaleggianti e favolistiche insieme. Il racconto fiabesco duiziano ci catapulta direttamente in un’atmosfera in cui sembra che un sortilegio o una malia abbia appena fatto cadere addormentati tutti gli abitanti di un castello in attesa del risveglio con l’intervento dell’eroe o dell’eroina della fiaba, facendoci così credere, o meglio sperare, che la favola possa essere anche realtà, ma anche che la realtà debba essere sempre favola.”

Infine è interessante riportare da una recensione a una personale di Duiz allestita al Centro Internazionale d’Arte di Muggia diretto dalla pittrice Etta Balbi e pubblicata su Il Piccolo nel 1980, come il critico Sergio Molesi evidenziasse il suo interesse per Muggia e per le vedute dal taglio storico: “È proprio la veduta di Muggia antica dipinta nel 1974, che, con la visione dall’alto a mo’ di vetusta carta topografica e con i colori teneri e vivi (i rosa aurorali e i verdi primaverili) rinserrati entro il rigore ritmico volumetrico di tipo postgiottesco, che può servire da viatico alla visita di questa mostra, con tutti i richiami (non programmati, ma nemmeno fortuiti) ai paesaggi di Ambrogio Lorenzetti, per cui la Muggia dei secoli passati rivive nell’incanto della pittura toscana del Trecento. Si è voluto far cenno a questo dipinto in particolare sia perché si riferisce all’ambiente in cui la mostra ha luogo, sia perché (essendo in collezione privata) è un gustoso inedito particolarmente significativo, forse anche perché da esso muovono i successivi interessi “storici” di Duiz.”

Giovanni Duiz (Trieste 1923-Capodistria 2013)
Autodidatta. Il realismo con il quale Giovanni Duiz esplicò i primi esercizi d’arte alla fine degli anni ’50, si è trasformato nel tempo in un realismo magico dalle connotazioni metafisiche. Le opere che per molti anni furono paesaggi marini e carsici, vedute urbane, prospettive architettoniche deserte da ogni presenza umana e pregne di una silenziosa e sospesa atmosfera, sono venute animandosi di figure nel corso degli anni. Queste tavole, che sembrano uscite “da un libro d’ore di miniature fiammingo” e rispecchiano “atmosfere metafisiche quasi pierfrancescane” (Carlo Mutinelli) oppure “scenografie spirituali” (R. Cargnelli), sicuramente testimoniano non solo la limpidezza formale ma anche quella interiore dell’artista. Operando un transfert di carattere temporale, Duiz ha ricostruito pittoricamente l’epoca medioevale con raro senso documentaristico ma senza eliminare gli spazi della fantasia che si estrinseca nel ritrarre in vesti antiche i moderni personaggi. Su altro versante contenutistico il mondo dello sport, le regate, la kermesse carnevalesca, i giochi dell’infanzia, il circo, il luna-park evidenziano come la poetica di Duiz non sia legata solo alle appaganti suggestioni provenienti dalla rivisitazione storica. Spira, lungo le tappe della sua ricerca più che trentennale, un’aria di autenticità e di coerenza che non si disperde nell’inseguire mode e concezioni estranee a un ambito poetico vissuto in profondità. Le composizioni seguono un esemplare criterio ordinativo e dietro la semplicità apparente dell’impianto esiste una visione ricca di interessi culturali. La tecnica dell’artista, sostanzialmente impostata sul disegno, memore della lezione del Metlicovitz, si avvale di ogni possibilità di variazione dei colori procedendo per sfumature e per contrasto. Più di trenta mostre personali a Trieste, in Italia e all’estero, la presenza di sue opere in molte istituzioni pubbliche e private, l’attività di illustratore di libri, le cartoline, le caricature, l’attenzione e il rispettoso consenso della critica sono testimoni di una raggiunta professionalità e autonomia linguistica.

da “Dizionario degli artisti di Trieste, dell’Isontino, dell’Istria e della Dalmazia”
di Claudio H. Martelli

L’ampia mostra al Museo Carà intende dunque rileggere la poetica dell’artista e in particolare la sua ricerca artistica dalla metà degli anni Sessanta alla metà degli anni Duemila, ripercorrendo la sua vita attraverso le numerose partecipazioni a prestigiose esposizioni, e approfondendo i temi propri dei filoni che ha indagato attraverso rari materiali d’archivio. Venerdì 26 maggio alle 18 una visita guidata aprirà la mostra che potrà essere visitata a ingresso libero fino a domenica 16 luglio con il seguente orario da martedì a venerdì 18-20, sabato 10-12 e 18-20, domenica e festivi 10-12.

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